Charles de Foucauld

La giovinezza avventurosa e senza DioNato a Strasburgo il 15 settembre 1858 da genitori di famiglia nobile, all’età di sei anni restò orfano. Allontanatosi dalla fede, fece l’esperienza della vita militare finendo in Algeria e in Marocco, dove studiò l’arabo e conobbe la vita dei Tuareg. Tenente dell'esercito francese di stanza in Algeria, nel 1885 venne esonerato dal servizio per indisciplina e sregolatezza di vita. Affascinato dall’ambiente dell'Africa settentrionale e dalla rudezza dei suoi abitanti, cercò di studiarne le tradizioni e i costumi e, da esploratore curioso delle cose del mondo, non tralasciò la ricerca della verità e dello stesso Dio. Ha lasciato scritto: "Per dodici anni ho vissuto senza alcuna fede: nulla mi pareva sufficientemente provato. L'identica fede con cui venivano seguite religioni tanto diverse mi appariva come la condanna di ogni fede. Per dodici anni rimasi senza nulla negare e nulla credere, disperando ormai della verità, e non credendo più nemmeno in Dio, sembrandomi ogni prova oltremodo poco evidente".

Una conversione sincera e radicale

Nel 1886 avvenne in lui una conversione profonda. Lasciò la vita gaudente e si diede alla preghiera e alla penitenza. Nel 1886 ritornò in Francia e fissò la sua dimora a Parigi. Con determinazione e insistenza continuò anche la sua ricerca di Dio. Ripeteva spesso: “Mio Dio, se esisti, fa’ che io ti conosca”. Approdò così ad una fede forte e radicale, mettendo Dio al centro della sua vita: "Nello stesso attimo in cui cominciai a credere che c'era un Dio, compresi che non potevo fare altro che vivere per Lui; la mia vocazione religiosa risale alla stessa ora della mia fede". Scrisse di lui Carlo Carretto: “Era nobile e doveva imparare a diventare l’ultimo; era un violento e divenne un uomo mite; era ammalato di sogni di grandezza e fece suo il progetto dell’umiltà e la ricerca dell’ultimo posto per testimoniare l’universalità dell’amore... Se Dio ha potuto cambiare profondamente un tipo del genere, chissà che non possa fare qualcosa anche su di noi?”.

Si sentì portato a servire Dio totalmente e completò la sua conversione riscoprendo una fede semplice, incentrata in Gesù che amava chiamare “il Modello unico”. Decise di rimanere fedele a Dio e ai suoi comandamenti scegliendo una vita basata sulla preghiera e sull'umiltà. Una volta trovato Dio “fu chiaro per me che non potevo far altro che vivere per lui solo”, e decise di farsi monaco Trappista.

Fu pellegrino a Nazaret e a Loreto

Recatosi a Nazaret, sentì il desiderio di imitare la vita di povertà, di preghiera, di lavoro e di umiltà della Sacra Famiglia, vivendo anche lui in una piccola capanna. Nazaret fu il luogo della Terrasanta che più lo impressionò. In un periodo in cui Nazaret attirava la pietà cristiana in modo forse troppo sentimentale e poetico, per Carlo de Foucauld fu l’occasione per incontrare il Cristo vero e storico. E’ interessante riportare quanto scrisse nel 1977 il card. Ratzinger, allora arcivescovo di Monaco e ora papa Benedetto XVI: “Proprio quando il sentimentalismo circondava Nazaret, il vero mistero di Nazaret è stato scoperto nel suo contenuto più profondo... Fu Charles de Foucauld che, alla ricerca dell’ultimo posto, trovò Nazaret... è Nazaret che lo colpì nel profondo del cuore. Voleva imitare Gesù silenzioso, povero, lavoratore... Seguendo le tracce dei misteri della vita di Gesù, ha trovato il lavoratore Gesù. Ha incontrato il vero Gesù storico... Laggiù, nella meditazione vivente su Gesù, si aprì una nuova via per la Chiesa... Nazaret ha un messaggio permanente per la Chiesa. La Nuova Alleanza non comincia nel Tempio, né sulla Montagna Santa, ma nella piccola casa della Vergine, nella casa del lavoratore, in uno dei luoghi dimenticati della Galilea dei pagani, dal quale nessuno aspettava qualcosa di buono. Solo partendo da lì la Chiesa potrà prendere nuovo slancio e guarire”.

Nel 1900 Carlo de Foucauld lasciò la Terra Santa e ritornò in Francia. Si stava preparando al sacerdozio. Dovendo recarsi a Roma volle visitare anche la ‘Nazaret italiana’, cioè il santuario di Loreto (29 agosto). Mentre stava ancora a Nazaret, in data 10 dicembre 1897, giorno della festa della Madonna di Loreto, scrisse nel suo diario una bellissima pagina sulla Santa Casa: “Oggi è la festa della Santa Casa di Loreto, metà della quale è restata a Nazaret, nella roccia in cui era stata tagliata (la grotta) e l’altra metà trasportata dagli angeli a Loreto. Casa benedetta dove vado ogni giorno, casa amata dove mi inginocchio così frequentemente, dove tante volte ho adorato e ricevuto il tuo santissimo Corpo, o Gesù. Casa dove Maria e Giuseppe passavano ore ai piedi di Gesù nascosto, in beata contemplazione. Casa che in seguito vide Gesù bambino nelle braccia della Madre, Gesù adolescente, figlio modello di un’amabilità infinita, Gesù giovane che accolse l’ultimo respiro di Giuseppe, Gesù uomo che lavorava per sostentare sua Madre… Casa che per trent’anni ha ascoltato la voce di Gesù, casa entro le cui mura ha battuto per trent’anni il suo Cuore, casa da dove si è innalzata verso il cielo una costante preghiera... Casa che divenne un Cielo, dove la Regina degli angeli e il suo santo sposo adorarono per trent’anni, insieme a miriadi di angeli, il Re dei cieli che viveva in mezzo a loro... Sii benedetta, o casa santa! E tu, Madre mia, che continui ad abitare spiritualmente in questo luogo che ti fu tanto caro per la presenza dell’ospite divino, benedici tutti coloro che sono devoti di questa dolce casa, che ne propagano il culto e diffondono l’amore per te!”.

Martire e testimone di Gesù tra gli ultimi

Nel 1901 fu ordinato sacerdote e il 28 ottobre dello stesso anno fissò la sua residenza a Bénis-Abbès, sul confine tra l’Algeria e il Marocco. Nel 1905 costruì a Tamanrasset un piccolo romitorio e successivamente, nel 1910, un eremo nell'Aschrem, cima centrale dell'Haggar, dove pregava e faceva penitenza con l’intento di evangelizzare i Tuareg. Ispirato dall’esempio della Sacra Famiglia volle essere il ‘Piccolo fratello di Gesù’ e il ‘Fratello universale’. Suo motto: “Amare Gesù, imitarlo, obbedirgli”.

Dall'arrivo a Bénis-Abbès iniziò la nuova vita religiosa di fratel Carlo de Foucauld (d’ora in poi si farà chiamare fratel Carlo di Gesù). Le sue meditazioni e i suoi ritiri divennero silenzi e scritti per far conoscere direttamente le verità cristiane alle popolazioni del Sahara. Si preoccupò di elevarle spiritualmente e di pensare anche alla loro protezione contro le incursioni delle bande dei briganti che spadroneggiavano lungo i confini algero-marocchini e nella Tripolitania. Nel suo ritiro entrò sempre più in un rapporto intimo con Dio coltivando un’intensa spiritualità centrata sull'eucaristia e su Cristo Crocifisso. Perfezionò nel frattempo gli statuti della fondazione e della congregazione dei Piccoli Fratelli di Gesù.

Fratel Carlo di Gesù voleva gridare il Vangelo con la vita; per questo aveva scelto di vivere con gli ultimi, nel deserto, per essere testimone di carità e di fede, ma la sua vita si concluse tragicamente a Tamanrasset il 1° dicembre 1916, assassinato durante un attacco di predoni del deserto.

E' stato beatificato in San Pietro il 13 novembre 2005 sotto il pontificato di Benedetto XVI

La sua eredità spirituale

Ispirati al suo stile di vita, dopo la sua morte sorsero i Piccoli fratelli di Gesù, le Piccole sorelle del Sacro Cuore di Gesù, e vari istituti simili, come la Fraternità delle Piccole Sorelle di Gesù, le Piccole Sorelle del Vangelo, le Piccole Sorelle di Nazareth, i Piccoli Fratelli del Vangelo e i Piccoli Fratelli della Croce. Gli scritti spirituali di fratel Carlo aiutano a far scoprire il rapporto intimo di fede con Cristo; una fede che dev’essere alimentata dalla preghiera, dalla meditazione e dallo studio delle verità cristiane. "La fede è ciò che ci fa credere dal profondo dell'anima tutti i dogmi della religione, tutte le verità che la religione c'insegna; per conseguenza il contenuto della Sacra Scrittura, e tutti gli insegnamenti del Vangelo: in una parola, tutto ciò che ci vien proposto dalla Chiesa...".

Intensa spiritualità eucaristica e mariana

I suoi innumerevoli scritti ci fanno conoscere il suo pensiero e la sua spiritualità: amare e donare tutto se stesso, come Gesù. Nell’eucaristia, nostro Signore dà tutto; dall’eucaristia si impara a donare, a donare noi stessi, perché non c’è dono finché non si dona se stessi: “Continua, continua sempre... Tu non potrai mai donare quanto Gesù dona a te, non potrai mai abbassarti quanto egli si abbassa venendo fino a te”; “Lo amo, e non posso sopportare di condurre una vita diversa dalla sua”. Gesù presente nell’eucaristia riempiva il suo tempo e il suo cuore. Ad una persona che gli chiese come facesse a vivere sempre solo, rispose stupito: “”Solo? Ma io non sono mai solo!”.

Oltre ad una profonda spiritualità eucaristica, fratel Carlo viveva intensamente la sua devozione verso la Madonna, amandola come madre e imitandone le virtù: "Io mi propongo di custodire in me la volontà di lavorare per trasformarmi in Maria, allo scopo di diventare un'altra Maria vivente ed operante". E ancora: “Io mi propongo di fare e di offrire tutte le cose con Maria, mediante Maria e in Maria... Io mi propongo di donare a Maria tutte le mie azioni, tutte le mie preghiere, tutte le mie sofferenze, tutta la mia vita spirituale, affinché ella offra e dia tutto a Gesù”.

p. Marcello Montanari