Trattato della vera devozione a Maria - Montfort

La scoperta del « Trattato della Vera Devozione » di Karol Wojtila

La lettura di questo libro ha significato, nella mia vita, una svolta decisiva. Ho detto una svolta in quanto si riferisce ad un lungo cammino interiore che ha coinciso con la mia preparazione clandestina al sacerdozio. Fu allora che capitò tra le mie mani questo singolare trattato, uno di quei libri che non è sufficiente « averlo letto ». Mi ricordo di averlo portato per molto tempo con me, anche nella fabbrica di soda, tanto che la sua bella copertina fu danneggiata dalla calce. Io ritornavo incessantemente e di volta in volta su certi passaggi. Mi sono accorto ben presto che, al di là della forma barocca del libro, si trattava di qualche cosa fondamentale.

Come conseguenza, la devozione della mia infanzia e anche della mia adolescenza nei riguardi della Madre di Cristo ha dato luogo ad un nuovo atteggiamento, una devozione proveniente dal più profondo della mia fede, come se provenisse dallo stesso cuore della realtà trinitaria e cristologica. Quando temevo che la mia devozione mariana potesse oscurare Cristo, tanto da cederle il passo, compresi, alla luce del trattato di Grignion de Monfort che realmente era tutt'altra cosa. La nostra relazione con la Madre di Dio deriva, organicamente, dal nostro legame con il mistero del Cristo. Non è quindi questione che l'uno ci impedisca di vedere l'altro. (...) Si può proprio dire che a colui che si sforza di conoscerla e amarla, lo stesso Cristo indica sua Madre come fece, sul Calvario, al suo discepolo Giovanni.

André Frossard, dialogo con Giovanni Paolo II

Piccola introduzione al

«Trattato della vera devozione a Maria»

di P. Patrick Gaffney, s.m.m

Inizieremo la nostra meditazione sul Trattato della Vera Devozione (VD) esaminando brevemente le circostanze in cui il libro fu scritto. Qualunque lavoro può essere interpretato in modo sbagliato se non lo si considera nel contesto appropriato. Per oggi, iniziamo a dare un'occhiata al manoscritto in se stesso.

L'opera principale di S. Luigi di Montfort fu scritta verso la fine del suo breve ministero sacerdotale, di soli 16 anni; egli stesso ci dice, in VD 10, che ciò che sta scrivendo è esattamente ciò che ha predicato per molti anni. Secondo la tradizione, si ritiene che la stesura del Trattato avvenne nell'autunno del 1712, a La Rochelle, dove egli risiedeva in una piccola abitazione chiamata l'"Eremitaggio di S. Eloi".

Il luogo e la data sono importanti. L'eresia del Giansenismo aveva a quel tempo raggiunto La Rochelle, e con parecchia virulenza. Il Vescovo, insieme con la vicina diocesi di Lucon aveva, nel 1712, pubblicato per la terza volta una istruzione pastorale contro il Giansenismo. Fu quindi nel bel mezzo di uno scontro aperto con il Giansenismo che il Padre da Montfort scrisse la sua opera.

Alcuni aspetti della religiosità Giansenista, se potessero essere separati dagli errori fondamentali sulla grazia e sull'umana libertà, affermavano valori reali: semplicità nel culto, maggiore partecipazione popolare nelle funzioni religiose, amore per la Scrittura e per i Padri della Chiesa, una vita cristiana austera, il senso del peccato e il bisogno di perdono. CIONONOSTANTE, il freddo ultra-rigorismo Giansenista non poteva tollerare la predicazione di S. Luigi di Montfort. La tenerezza di Dio, l'amore infinitamente misericordioso di Gesu', la

tenera cura materna di Maria e anche, nel suo stadio piu' avanzato, la assoluta docilità al Magistero della Chiesa, sono aspetti assenti dalla pietà Giansenista.

Il perfetto Giansenista trovava rivoltante l'esaltazione, da parte di S. Luigi di Montfort, della grandezza dell'uomo attraverso la grazia ("Colui Che È" ha voluto venire verso "colui che non è", così che "colui che non è" possa diventare "Colui Che è"); la sua insistenza che la scrupolosità, la paura di Dio e gli scrupoli eccessivi sono di grande ostacolo nel nostro cammino verso Gesù, che è tenero e misericordioso; la sua enfasi sulla risoluta obbedianza al Santo Padre, la sua sollecita gentilezza nel confessionale, ecc.

La Vera Devozione non potè mai essere mandata giu' dai Giansenisti. Essi erano, agli occhi di Montfort, dei falsi devoti a Nostra Signora. Sono fra quelli che, come Montfort scrive, "Se

talvolta li si sente parlare di devozione a tua Madre, non è per promuoverla o per convincerne il popolo, ma solo per distruggerne gli abusi. Inoltre allo stesso tempo, per non essere devoti a Maria, costoro mancano di religiosità e di genuina devozione verso di Te (Gesu')".

Montfort sapeva che se costoro avessero potuto distruggere il manoscritto della sua opera su Nostra Signora, lo avrebbero fatto senz'altro. La situazione a La Rochelle nel 1712 non consentiva la sua pubblicazione. Erano i Giansenisti le "bestie rabbiose" che vogliono lacerare il manoscritto con i loro "denti diabolici", come il santo afferma in VD 114. È questo insieme di circostanze che portarono alla scomparsa del manoscritto, che venne ritrovato per caso soltanto nel 1842.

San Luigi de Montfort non potè pubblicare il suo manoscritto a causa dell'esplosione di giansenismo a La Rochelle nel 1712; molto probabilmente lo consegnò al Vescovo locale -un buon amico- perché lo custodisse. Ciò sembra essere quanto è dichiarato al n. 114 del

Trattato. Ma che cosa accadde al manoscritto durante il resto del diciottesimo secolo, è più una congettura che un fatto provati. Il Trattato era fra i manoscritti che la piccola Comunità dei Missionari montfortani ha posseduto dopo la sua morte?

Sembrerebbe che il prezioso manoscritto fosse in principio sistemato in una cassa (probabilmente, in un primo tempo, presso la residenza del Vescovo e poi nella casa madre della Compagnia di Maria) e, in seguito, durante la rivoluzione francese, nascosta in un campo non ugualmente lontano dalla casa madre dei missionari a St. Laurent-sur-Sèvre in Vandea.

In ogni caso, la Provvidenza ha ben disposto che venisse alla luce soltanto dopo che la rivoluzione ebbe fine. Nel 1842, un prete della Compagnia di Maria (i missionari Montfortani) stava cercando, nella piccola libreria della Casa Madre, del materiale sullla Madonna per

preparare una novena che aveva in previsione di predicare. Separati dai libri, dei manoscritti -qualcuno assai vecchio - erano stati impilati in fretta e furia su un paio di scaffali, in un angolo della libreria.

Rovistando tra questi, ne trovò uno che sembrava particolarmente bello; infatti conteneva la dottrina della consacrazione totale -la santa schiavitu' di amore- che la Comunità predicava con devozione. La dottrina era Montfort allo stato puro puro. Portò immediatamente il

manoscritto all' ufficio del Padre Generale, che senza alcuna esitazione riconobbe la scrittura a mano come quella del Padre de Montfort. Fu suonata la campana a festa per raccogliere insieme sia i padri che i fratelli della Compagnia di Maria e le Figlie di sapienza, la cui casa madre è adiacente a quella dei missionari

Le sorelle cominciarono immediatamente a copiare il manoscritto originale che fu poi pubblicato in forma di libro nel1843 (127 anni dopo la morte del suo autore!) a cura del rettore del seminario locale, che poco tempo dopo, entrò nella Compagnia di Maria.

Il manoscritto non aveva titolo, dato che le sue prime 90 pagine erano state strappate come pure erano andatete perse alcune pagine alla fine.

L' unico titolo che Montfort fornisce al suo lavoro è in VD 227: "Preparazione per il regno di Gesù Cristo". Tuttavia, il primo editore lo intitolò: Trattato della vera devozione a Maria? E quel titolo riamase fissato.

E così il paragrafo 114 assunse un significato non previsto da S. Luigi di Montfort:

[114] Prevedo che molte bestie frementi verranno infuriate per dilaniare con i loro denti diabolici questo piccolo scritto e colui del quale lo Spirito Santo si è servito per scriverlo, o almeno per seppellirlo nelle tenebre e nel silenzio d'un cofano, perché non sia pubblicato.

Assaliranno anzi, e perseguiteranno quelli e quelle che lo leggeranno e lo metteranno in pratica. Ma non importa! Tanto meglio! Questa visione mi dà coraggio e mi fa sperare un grande successo, cioè la formazione di uno squadrone di bravi e valorosi soldati di Gesù e di Maria, dell'uno e dell'altro sesso che combattano il mondo, il diavolo e la natura corrotta, nei tempi difficili più che mai vicini. «Chi legge comprenda». «Chi può capire, capisca».

A Dio piacendo siamo ora fra coloro che leggono e mettono in pratica quanto esso contiene. Montfort dichiara che il maligno ci attaccherà e perseguiterà per questo nostro agire, tanto potente è questo libro nell' introdurci nella vita della stessa SS. Trinità. Pronti ugualmente

per continuare?

Indice del «Trattato della vera devozione a Maria»

Leggi il Trattato della vera devozione: